domenica 19 gennaio 2014

Il curculionide si fa mosca: una nuova specie dal Brasile

Copyright © 2012 · Magnolia Press
E' un insetto abbastanza peculiare quello di cui vi andrò a parlare e che è stato descritto in un articolo su Zootaxa nell'agosto del 2012.
Sia nell'aspetto che nel comportamento, questo coleottero curculionide può essere facilmente scambiato per una mosca della famiglia Sarcophagidae riuscendo così a ingannare i predatori.
Non ci sorprenderà quindi il suo nome: Timorus sarcophagoides.





La sottofamiglia Conoderinae presenta altre specie che mimano mosche (delle famiglie Tachinidae, Muscidae e Tabanidae), ma Timorus sarcophagoides è la prima che si osserva in Sud America e in un ambiente di savana.
Hespenheide (1995) ritiene che sia un fenomeno tropicale, presente frequentemente nei curculionidi fitofagi di 4-8 mm e che usano rami e tronchi come microhabitat durante l'attività diurna.
Anche Timorus sarcophagoides è associato ad una sola specie di pianta, Psittacanthus robustus (Loranthaceae), di cui si alimenta sia allo stadio larvale che da adulto.
I fiori costituiscono la parte preponderante della dieta dell'adulto; sebbene alcune femmine siano state osservate nell'atto di masticare radici, questo atteggiamento serve solo per l'ovideposizione e per garantire alla larva, di abitudini rizofaghe, una fonte di cibo rapidamente disponibile.

Mosca carnaria (Sarcophagidae) - Copyright © 2012 · Magnolia Press


Durante i loro spostamenti eseguono insoliti scatti con gli arti, imitando il comportamento stereotipato delle mosche della carne durante le operazioni di lavaggio.
Sebbene il primo meccanismo di difesa comporti lo spostamento dietro a foglie o germogli in direzione opposta a quella da cui proviene la minaccia, in caso di minacce maggiori, anche questo curculionide effettua la tanatosi lasciandosi cadere dalla pianta.

Femmina mentre mastica pianta ospite
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Quanto descritto accade sostanzialmente di giorno, quando la specie è meno attiva. Di notte, invece, gli individui adulti in alimentazione tendono ad immobilizzarsi sulle foglie, solo di rado volando via.
Questo perché, durante la fase di alimentazione, sia l'allontanamento rapido che la tanatosi sono impedite dal comportamento alimentare dei curculionidi che prevede l’inserzione del lungo rostro nei tessuti dalla pianta, incrementando la suscettibilità ad attacchi di predatori.

Ma quale è il valore adattativo di tale mimetismo?

Le mosche pur non avendo sostanze chimiche e disgustose che le difendono dai predatori, sono molto agili e difficili da catturare.
Dal momento che questi sistemi di mimesi coinvolgono una colorazione brillante, Hespenheide (1973) si rese conto che l'evoluzione di questi adattamenti deve essere correlata alla pressione selettiva esercitata dai predatori che fanno molto affidamento sulla vista, specialmente uccelli che predano in volo o sulle foglie.

Sebbene i coleotteri siano anche veloci e difficili da catturare, suggerendo l’ipotesi di un mimetismo sfuggente (“evasive mimicry”), Hespenheide (1973) ha sostenuto che questo mimetismo sia da classificarsi come mülleriano, vista la mutua similarità di colori con i ditteri, e le osservazioni condotte dai ricercatori sembrano avvalorare l’ipotesi. Tuttavia, lo sfondo ecologico di questo sistema mimetismo è ancora inesplorato. Il significato adattativo del volo rapido dagli scarabei neotropicali non è stato solo testato né sul campo né in condizioni di laboratorio. Infatti, l'evoluzione dei sistemi basati sulla mimica non appetibile e sulla difficoltà di cattura rimane controversa, e fino ad oggi, questo fenomeno non è stato dimostrato inequivocabilmente (Ruxton et al., 2004). Dunque, questa nuova specie potrà essere usati come modello per futuri studi sul mimetismo sfuggente in natura.


Maschio, olotipo - da Copyright © 2012 · Magnolia Press

Femmina, olotipo - da Copyright © 2012 · Magnolia Press

Bibliografia:

● Vanin S.A. & Guerra, T.J. (2012) A remarkable new species of flesh-fly mimicking weevil (Coleoptera: Curculionidae: Conoderinae) from Southeastern Brazil. Zootaxa, 44:3413, 55-63.
● Hespenheide, H.A. (1973) A novel mimicry complex: beetles and flies. Journal of Entomology (A), 48, 49–56.
● Hespenheide, H.A. (1995) Mimicry in the Zygopinae (Coleoptera, Curculionidae). Memoirs of Entomological Society of Wash- ington, 14,145–154.
● Ruxton, G.D., Speed, M. & Sherratt, T.N. (2004) Evasive mimicry: when (if ever) could mimicry based on difficulty of capture evolve? Proceedings of Royal Society of London B, 271, 2135–2142

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