martedì 13 maggio 2014

Pochi istrici al chiaro di luna: un altro indizio a favore della sua alloctonia?


L’istrice crestato (Hystrix cristata Linnaeus, 1758) è il più grande dei roditori italiani, con un corpo coperto da un’armatura di aculei che lo rendono praticamente inattaccabile dai predatori italiani; è una preda marginale della volpe in Maremma e solo saltuariamente attaccato dal lupo. A dispetto di questo, la specie in Africa conta molti grandi predatori come il leone, la iena maculata, il leopardo e il licaone.

Nello studio recentemente pubblicato su Journal of Zoology è stata investigata, tramite radiotracking, l'attività notturna di 27 istrici adulti in quattro aree di studio della Toscana meridionale, diverse per caratteristiche ambientali.

I pattern di attività sono stati correlati alle fasi lunari, in habitat aperti/chiusi, durante tutto l'anno.
I picchi di inattività massima sono stati osservati durante le notti di luna piena in tutti i siti di studio, durante tutto l'anno e soprattutto in ambienti aperti.

I ritmi di attività dei mammiferi, modellati dall’evoluzione in relazione a variabili ambientali locali, sono particolarmente influenzati dalle necessità di soddisfare il fabbisogno nutrizionale e di evitare i predatori. Fra le strategie antipredatorie, evitare la luce lunare, che necessariamente riduce la visibilità delle prede, sembra essere una delle più adottate dai roditori, in particolare da quelli che abitano ambienti aperti come i deserti o le praterie del nord America.

Gli istrici del Vecchio Mondo si sono originati circa 5000 mila anni fa nelle foreste dell'Asia e dell'Africa, dove un certo numero di grandi carnivori li predava e ancora li preda.
Molto probabilmente, l'evasione dal chiaro di luna si è evoluta come un comportamento antipredatorio che sarebbe stato mantenuto anche in zone senza o con un ridotto rischio di predazione.


Credits:

● Image © E. Mori

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